DI ALESSANDRO OROLOGIO / IL SECONDO LIBRO DE' MADRI- / gali a Quatro, a Cinque & a Sei voci. / Novamente composti, et dati in luce, / (arma del dedicatario) / DRESDAE, / Tyous Elect. Saxoniae, anno M.D.L.XXXIX.
Il libro era composto di cinque fascicoli, o libri parte (C, A, T, B, Q), in 8°, di 21 pp. ciascuno. Purtroppo però se ne conservano solo due esemplari mutili: il primo, comprendente Canto (pp. 7-21), Alto, Tenore e Quinto (pp. 10-17), è custodito presso la Ratsschulbibliothek di Zwickau; il secondo, con le sole parti di Tenore e Quinto, è conservato alla British Library di Londra. Anche mettendo insieme tutti i fascicoli superstiti nessuna composizione del libro risulta completa.
Tuttavia circa metà libro è ugualmente ricostruibile grazie ad altre fonti: sette di questi madrigali infatti furono riproposti da Orologio stesso nel suo Secondo libro de' madrigali a cinque voci edito in Venezia per i tipi di Angelo Gardano nel 1595 (la loro edizione moderna è nel IV volume dei presenti opera omnia e non viene pertanto riproposta in questa sede); altri tre ci sono stati trasmessi da raccolte antologiche dell'epoca. Per completezza d'informazione, infine, va detto che un altro madrigale dell'edizione di Dresda - Nelle guancie leggiadre eta morose (I p.), Candide più che cigno e vie più molli (II p.) - era stato riproposto da Orologio nel suo Terzo libro de' madrigali a cinque et a sei voci edito a Venezia da Giacomo Vincenti nel 1616; purtroppo però di questo libro ci è pervenuta la sola parte del Canto. A tre anni di distanza dalla sua prima fatica editoriale, Alessandro Orologio indirizzò da Dresda, il primo maggio 1589, Il Secondo libro de' madrigali a quatro, a cinque & a sei voci al principe elettore Cristiano di Sassonia professandosi suo servitore devotissimo:
Serenissimo ac illustrissimo principi et domino, domiuno Christiano duci Saxoniae, Sacri Romani Imperij Archimarschalco & Electori, Landgravio Thuringiae, Marchioni Misniae, & Burggravio Magdeburgensi, Domino suo clementissimo.
Serenissime ac illustrissime Princeps Elector, Domine clementissime, postquam manifeste depraehendi, illustrissimam celsitudinem tuam, ex nobilissimae artis musicae exercitio, mirifica quadam delectatione affici, quemadmodum id omnibus heroicis naturis, ut concentu & harmonia musica vehementer moveantur, peculiare est: saepiusque cognovi, quanta clementia illustrissima celsitudo tua eos, qui in musicae vocalis aut instrumentalis exacta cognitione, & praxi diuturna operam suam ac studium posuerunt, complectatur: non possum facere, quin & ego, qui musicam, in que eius exercitio illustrissimae celsitudinis tuae subiectissimum servum me profiteor, illustrissimae celsitudini tuae me ipsum in primis, meamque deinde exiguam hanc opellam humilima devotione offeram, obnixe petens, ut illustrissima celsitudo tua manusculum hoc nimis exile, in signum tamen verae animi subiectionis a me profectum, clementissime, ut consuevit, suscipere, meque sub protectione sua servum agnoscere dignetur obsequentissimum. Id quod omnibus votis ab illustrissima celsitudine tua rogo atque oro. Eamque diutissime a Deo optimo maximo salvam atque incolumem conservari, ardentissimis precibus exoptare nunquam desisto.
Datae Dresdae, die prima Maij M.D.LXXXIX.
Illustrissimae celsitudinis tuae. Servus obsequentissimus. Alexander Horologius.
Figlio del principe Augusto, che nel corso del suo lungo regno (1553-1586) aveva saputo trasformare la Sassonia in uno dei più fiorenti stati tedeschi e aveva dato al suo paese un ruolo di moderatore all'interno del variegato fronte luterano, Cristiano I non ereditò dal padre né la capacità di governo né l'abilità diplomatica. Trascurò infatti gli affari di stato, dedicandosi piuttosto alle battute di caccia e alla buona tavola e lasciando troppo spazio al suo intrigante cancelliere Nikolaus Crell che praticamente gestì il potere in vece sua. Non sembra che amasse in modo particolare la musica anche se aveva ricevuto un'accurata educazione che certamente la comprendeva: tuttavia non volle mancasse mai in chiesa e nelle feste di corte, per una questione di immagine. Mantenne dunque la cantoria di corte (fondata nel 1548 dal principe Maurizio e guidata per i primi 20 anni da Johann Walter) aumentandone anche il numero dei componenti che nel 1590 raggiunse le 43 unit5à: 24 cantori e 19 strumentisti. Tra questi ultimi i soli italiani erano Alessandro Orologio, Francesco Sagabria (o Zagabria) e Augusto Scandello (figlio del più noto Antonio). A dirigerla aveva chiamato nel dicembre del 1587 il musicista di origine fiamminga Rogier Michael autore tra l'altro del madrigale Fiamma d'amor ospitato da Orologio nel suo Secondo libro di madrigali a quatro, cinque e sei (è il numero 13 della presente edizione). Cristiano I morì prematuramente dopo soli cinque anni di governo, il 25 settembre del 1591, lasciando un figlio minorenne e uno stato fortemente lacerato da dissidi religiosi. Orologio, nonostante l'inattesa scomparsa del suo dedicatario, mantenne comunque dei legami con la corte sassone, anche se non continui, fino al 1612, anno in cui il suo nome appare per l'ultima volta nei registri dei salariati di corte; la sua opera dovette essere assai apprezzata se nella camera dei pifferi di Dresda gli era stato dedicato un busto.