Ricorre quest’anno il centenario dalla morte del celebre compositore originario di Pontebba, autore di brani entrati di diritto nell’immaginario della nostra terra come La roseane, Serenade (A racuei…) e Il cjant de Filologiche Furlane.
Zardini nacque a Pontebba da Antonio e da Caterina Gortani il 9 novembre del 1869 (la madre era nativa di Malborghetto, mentre la famiglia paterna, originaria di Pozzo di Codroipo, si era trapiantata dapprima a Cormòns e in seguito a Pontebba). Dal padre di professione mugnaio o, secondo altri, costruttore di mulini, Arturo ereditò il soprannome di Mulinâr col quale veniva affettuosamente chiamato dagli amici. Turo Mulinâr iniziò la sua formazione culturale a sette anni sotto la guida di don Rodolfo Tessitori cappellano di Pontebba e maestro nelle scuole primarie comunali. Le basi della sua educazione musicale si devono invece al maestro Kolbe, direttore della banda di Pontebba, il quale, constatatane la passione e la sensibilità musicale, lo chiamò nella sua banda come allievo cornettista.
Gli anni dell'adolescenza comunque, viste le tristi condizioni dei tempi, furono dedicati più al lavoro che agli studi: Arturo, oltre ad aiutare il padre nella conduzione del mulino, dovette per quattro o cinque stagioni (da marzo a novembre) attraversare il confine per recarsi in Austria a lavorare come apprendista muratore.
Nel 1888 si arruolò e venne assegnato quale allievo cornettista alla banda del 36° Reggimento di Fanteria "Pistoia" di stanza a Modena. Durante i 14 anni di permanenza sotto le armi ebbe modo di maturare una buona e regolare formazione musicale. Dopo aver assunto il ruolo di primo cornettista nella banda militare, nel 1893 divenne Sotto capo musica. Dal 1894 al 1898, considerate le sue capacità, fu mandato dall'autorità militare all'Istituto Musicale di Alessandria per studiare armonia e contrappunto sotto la guida del maestro Cicognani. Rientrato al suo reggimento, venne iscritto a un corso annuale di perfezionamento al Liceo Musicale Rossini di Pesaro ove il 15 agosto del 1899, esaminato dal maestro Giuseppe Perosi (padre del celebre compositore don Lorenzo), conseguì brillantemente il diploma di Direttore di banda. Indi la nomina a Capo musica di banda militare presso il suo 36° Reggimento Fanteria “Pistoia”.
Nel 1901 in un concorso musicale indetto dalla Società Artistica Musicale Diritto e Giustizia di Palermo otteneva, quale riconoscimento delle sue doti compositive, un diploma di primo grado con medaglia d'argento per una serenata a soli archi. L'anno seguente, congedatosi dal servizio militare col grado di maresciallo, rientrò a Pontebba ove costituì un gruppo corale (luogo delle prove era il vecchio lazzaretto veneziano). Il Comune per dargli una sistemazione economica decorosa e sicura, e per trattenerlo in paese, lo assunse nel 1903 (o 1904) tra i suoi dipendenti con la funzione di applicato di concetto all'anagrafe e di maestro della banda. Qui nel 1910 il maestro sposò in seconde nozze Elisabetta Fantuzzi da cui ebbe tre figlie (la prima moglie, Maria Caterina Nassimbeni, era morta nel 1904 dopo neppure un anno di matrimonio). In questo periodo, se non addirittura prima, iniziò la composizione dei suoi canti friulani: cinque di questi furono infatti eseguiti il 26 maggio 1911 dal suo coro per accogliere calorosamente le società operaie tarcentine in visita a Pontebba.
L'intervento in guerra dell'Italia nel maggio del 1915 lo costrinse ad abbandonare nuovamente il paese natale. Profugo dapprima a Moggio, poi a Udine e infine a Firenze, poté rientrare nel suo devastato e martoriato paese solamente alla fine del 1918, e ivi lentamente riprendere le attività che aveva svolto prima della guerra. Ricostituì anche il coro di Pontebba e dal 1920 lo diresse – come ricordano con toni entusiastici i giornali dell'epoca – in numerosi concerti in vari centri del Friuli: Udine, Gorizia, Cividale, Gemona, Tarcento, Villa, Resia, Osoppo, Fagagna ecc. Ovunque portava «Dal paîs plui disgraziât» anziché il lamento per le distruzioni provocate dalla guerra, come pure sarebbe stato lecito attendersi, un messaggio di speranza e di coraggio.
Stimolato dal coro, intensificò anche l'opera di composizione dei canti friulani tanto che buona parte di essi vide la luce proprio in questi anni. Il 5 febbraio del 1922 venne premiato per la sua meritoria attività con la nomina a Cavaliere della Corona d'Italia; ma non ebbe il tempo per apprezzare il riconoscimento ottenuto. Il 20 ottobre del medesimo anno, infatti, fu colpito da una grave insufficienza renale che lo costrinse a letto; il 9 dicembre seguente venne ricoverato nell'ospedale di Udine. Ivi morì il 4 gennaio 1923 per uremia. La sua salma riposa nel cimitero di San Rocco a Pontebba.
Nel 1997 la nostra associazione, per le edizioni Pizzicato di Udine, dava alle stampe il primo volume della collana Choraliamusica dedicato proprio ad Arturo Zardini.