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Musica sacra e arte organaria tra Otto e Novecento attraverso la stampa periodica cattolica di Udine (1868-1917)

di Andrea Guerra

ISBN 978-887736531-6
Udine, Pizzicato, 2011, 1166 pag.

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È un importante lavoro sistematico sulla musica sacra e sui suoi sviluppi e implicazioni questo di Andrea Guerra, che si aggiunge ad altre recenti pubblicazioni dedicate all’articolato tema. In questa mia breve presentazione è il caso di richiamare solo in estrema sintesi che, in particolare nelle regioni del nord Italia, si sviluppò tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento un movimento di riforma della musica destinata al culto, le cui spinte propulsive furono condotte attraverso l’associazionismo specifico, il dibattito delle posizioni per mezzo della stampa, la diffusione di nuove composizioni, e poi le disposizioni ufficiali ecclesiastiche, l’attività di scholae cantorum e la formazione più sensibile dei musicisti di chiesa. Il Friuli fu terreno particolarmente fertile per lo sviluppo di questo movimento, ma fu anche luogo di inevitabili contrasti tra vecchie e nuove concezioni, tra il protrarsi di abitudini musicali inveterate e le impellenti tensioni di rinnovamento.

Nei suoi contorni principali, le vicende locali del Cecilianesimo (così è anche chiamata questa azione di riforma, dal nome dell’analogo movimento tedesco ispirato alla santa protettrice della musica) sono note agli addetti ai lavori. Grazie al censimento e all’analisi della documentazione, spesso minuta e disparata, che va dalle lettere private ai regolamenti diocesani, dalle cronache giornalistiche ai repertori delle cappelle musicali, dai verbali di collaudo di nuovi organi alle edizioni musicali riformate, sono state ricostruite le tappe del movimento in Friuli e si è fatta luce sulle sue figure più attive e significative. In quest’ambito, il lavoro di ricerca forse più dettagliato e per certi versi faticoso, è da considerarsi lo spoglio delle fonti pubblicistiche che costituivano all’epoca anche il principale mezzo della critica musicale. Ci si renderà conto dalla lettura del volume di come sia possibile ricavare in particolare dai quotidiani e dai settimanali un quadro assai interessante e ricco delle vicende che animarono la scena musicale nelle chiese udinesi (e non solo) a cavaliere dei due secoli.

Come orientarsi però nella immensa mole di articoli critici, recensioni, annunci? Nella grande varietà di informazioni sulla musica sacra si possono scorgere alcuni nuclei tematici di particolare ricorrenza che per noi hanno, ovviamente, stretta connessione tra loro, ma che possono essere anche motivo di analisi specifica. Più importanti, per evidenza di cronaca, sono le notizie anche minute riguardanti esecuzioni musicali nelle celebrazioni liturgiche (e paraliturgiche) delle chiese udinesi e anche del territorio regionale, con toni più o meno laudativi verso autori e musicisti, e sulle quali naturalmente si condensava il dibattito tra “vecchio” e“nuovo” in fatto di prassi esecutiva, di “sconvenienza” o di “rispetto” per il luogo sacro e di maggiore o minore adesione delle musiche, sul piano estetico-espressivo, al sentimento religioso. Sotto questa luce si possono certamente considerare anche le numerosissime notizie riguardanti compositori, maestri di cappella, organisti e quelle su cappelle, cantorie e scholae cantorum, sul loro repertorio e dunque sui cambiamenti del gusto musicale. Settore specifico del tema fu poi la discussione (a volte anche accesa) delle esecuzioni del repertorio gregoriano, che si rivela per noi importante soprattutto per i risvolti filologici in un periodo che vedeva lo scontro tra l’ostinata continuazione di una prassi esecutiva tradizionale e l’adesione alla nuova scuola interpretativa proposta dai monaci solesmensi attraverso le loro nuove edizioni.

Le notizie riguardanti a vario titolo i due principali musicisti friulani del periodo, Giovanni Battista Candotti e Jacopo Tomadini, rappresentano poi un secondo importante filone della pubblicistica locale, che si dispiega anche quale richiamo d’orgoglio, oltre che per valore musicale, per le implicazioni che i due musicisti ebbero con le fasi iniziali del movimento di riforma. Lodati da vivi e glorificati da morti (si vedano, ad esempio, le ripetute notizie concernenti le lapidi commemorative a Cividale), Candotti e Tomadini estesero la luce della loro arte, così nell’interpretazione degli articolisti, sui successivi musicisti locali che ne raccolsero degnamente l’eredità in favore della causa.

Naturalmente, oltre all’interesse per le vicende di casa, non mancavano nei giornali dell’epoca richiami alle principali notizie di carattere nazionale e internazionale, solitamente riprese dalla stampa specializzata italiana. Molto toccati erano perciò i temi relativi all’associazionismo ceciliano nella sua dimensione nazionale. Risalto fu dato ad ogni occasione d’incontro ufficiale, dai congressi generali alle “adunanze”diocesane, con riferimenti alle discussioni affrontate e alle decisioni assunte, agli organigrammi, ai principi statutari e agli incarichi specifici, al fine di documentare, con tensione progressista, gli sviluppi positivi del movimento. In questo sguardo oltre l’orizzonte della Piccola Patria, furono di frequente citate anche le novità editoriali su vari argomenti concernenti la musica sacra e l’organaria. In relazione a quest’ultimo tema, si può constatare dalle numerosissime notizie riguardanti la costruzione di nuovi organi oppure il ripristino o l’ammodernamento di strumenti esistenti, la grande vivacità operativa degli artigiani attivi in Friuli in quel periodo. Intenso fu il dibattito sulle nuove concezioni sonore e costruttive caldeggiate dai riformatori, che trovarono applicazione in loco grazie a personalità decisive, primo tra tutti Beniamino Zanin.

Infine, non possono passare inosservate le inserzioni pubblicitarie legate al settore della musica sacra, che nonostante l’aspetto di documentazione di minor importanza, ci informano con evidenza di quanto il dibattito sul tema e soprattutto le necessità pratiche fossero anche motivo di un discreto movimento economico.

Non mi resta che lodare l’impegno profuso dall’autore nella sua paziente ricerca. Con precisione Andrea Guerra ha raccolto e coordinato il ricchissimo materiale, contestualizzandolo in una visione d’insieme (pur nelle sue articolazioni) nella prima parte e presentandone un’ampia scelta nella seconda parte del volume. La mole di notizie raccolte, spesso non priva di attrattive anche ad una lettura semplicemente curiosa, si rivelerà certamente utile ad ogni futuro approfondimento sull’argomento.

Roberto Frisano

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